Gli obiettivi funzionali che vanno focalizzati dopo un’operazione di ricostruzione di (LCA) legamento crociato anteriore, sono: ottimizzazione dei meccanismi di stabilizzazione attiva, il ripristino della forza, flessione ed estensione dell’arto, il ripristino della forza del tronco, il recupero della coordinazione e della propriocezione. Questi dettagli sono ahimè a me molto cari perché quando ero calciatore ho subito due operazioni di ricostruzione di LCA, una con la tecnica del tendine rotuleo e l’altra con il semi-tendinoso e gracile, oltre all’asportazione di una delle due viti sintetiche post ricostruzione LCA per infezione da stafilococco epidermico e una operazione di pulizia del tendine rotuleo.
Una lesione o rottura del LCA porta nell’immediato a dolore, ematoma, instabilità del ginocchio e possibili altre lesioni ai menischi o ad altre strutture legamentose associate; mentre come conseguenze future, porta al consumo della cartilagine c.d. artrosi precoce dovuta alla traslazione patologica tra femore e tibia, progressivo danno ai menischi e difficoltà oggettiva al ritorno alla pratica sportiva.
Il LCA, a differenza del collaterale, nel 90% dei casi non si rimargina da solo e, quindi, va operato. Pertanto, il chirurgo ortopedico in base all’anamnesi del paziente, opterà per l’innesto e la tecnica operatoria più adeguata tra: 1) tendine rotuleo. Questa metodica è raccomandata per atleti ad alto impatto seppur è passibile di tendinopatia del tendine rotuleo con relativo dolore; 2) semitendinoso e gracile. Questa tecnica è la più utilizzata in quanto meno invasiva di quella del tendine rotuleo e con un’ottima resistenza e rigidità; 3) allograft. Questa tecnica è un innesto di tendine, solitamente di achille, da donatore cadavere ed è consigliato per le revisioni di ricostruzione del LCA. Questa tecnica richiede una riabilitazione più lenta per via di un’integrazione biologica più lunga e può essere passibile di maggiori rischi di infezione; 4) LARS. Trattasi di un innesto di legamento artificiale in fibre di polietraflalato, quindi poliestere, trattato con lavaggi progressivi al fine di limitare sinoviti reattive. Questa tecnica, a differenza delle tecniche tradizionali, non necessita di tempi di rivascolarizzazione di cui hanno bisogno gli innesti autologhi per evitare necrosi degli stessi. Pertanto, i tempi di riabilitazione sono molto abbreviati.
Nell’immediato post operatorio, si verifica un’atrofia derivante dalla lesione articolare traumatica che continua nonostante il paziente sia attivamente impegnato nell’esercizio, questo soprattutto per una serie di combinazioni di fattori ed eventi che inficiano sulla regolazione della massa muscolare.
Per i predetti motivi, bisogna focalizzarsi sul ripristino della forza dei muscoli estensori del ginocchio sia prima dell’operazione, in modo tale da potenziare adeguatamente l’arto, che dopo l’operazione. Il focus consta nel ridurre i deficit residui delle dimensioni e della forza dei muscoli estensori del ginocchio, causati dalla carente biomeccanica e funzionalità del ginocchio..
L’altro importante focus consta nel totale recupero del deficit dell’estensione del ginocchio dopo la ricostruzione del LCA; tuttavia, la variazione dell’estensione del ginocchio postoperatoria non è ben definita e va studiata caso per caso stabilendo la traiettoria di recupero dell’estensione del ginocchio e l’incidenza del deficit di estensione dello stesso.
Quindi, il recupero ottimale passa necessariamente dalla cura dedicata all’ipertrofia ed alla forza dei muscoli estensori del ginocchio, nonché dalla cura dedicata alla flessione ed estensione dello stesso.
Leandro Fanfani